In Palazzo San Giacomo, sul pianerottolo dello scalone centrale, è esposta una testa di
donna in marmo, replica di una scultura antica di epoca classica, ritrovata nel Seicento nella
zona di Piazza Mercato. Si tratta di uno dei monumenti più suggestivi e misteriosi della
città di Napoli.
Secondo un’antica tradizione riportata da Carlo Celano nel suo volume Notizie del bello,
dell’antico e del curioso della città di Napoli e da Giovanni Antonio Summonte nella sua Historia
della città e Regno di Napoli, che vissero all’epoca del ritrovamento, l’antica testa femminile
raffigurava la Sirena Parthenope. In realtà la scultura napoletana rappresenta una divinità
pagana, Afrodite/Venere, e doveva essere collocata come statua di culto all’interno di un
tempio della Neapolis romana.
Durante i moti insurrezionali guidati da Masaniello la statua fu deturpata mediante
l’asportazione del naso; successivamente un patrizio napoletano, tale Alessandro di Miele,
la fece sistemare su una base di piperno nei pressi della Chiesa di Sant’Eligio.
Nel vissuto quotidiano la Capa ‘e Napule non godeva di una buona fama; infatti,
chiunque avesse la testa grossa e informe era solitamente schernito dalle popolane con il
detto: Me pare donna Marianna, ‘a cape ‘e Napule.
Non è chiaro quando la “Capa di Napoli” sia stata soprannominata “Donna Marianna”;
secondo alcuni l’appellativo le fu dato nell’Ottocento, quando venne collocata di fronte alla
Chiesa di Santa Maria dell’Avvocata. Qui era conservato anche un busto della Santa
commemorata durante la festa di Sant’Anna; per quest’analogia con il busto e con la Santa,
forse ‘a Capa ‘e Napule divenne “Donna Marianna”.
Durante la festa religiosa in onore di Sant’Anna, le popolane avevano il compito di
abbellirla con fiori e nastri per poi inscenarvi danze e balletti tutt’intorno.
Il restauro del 1879 la riportò alla sua originale fisionomia, ridonandole il naso.
Nel 1961 Donna Marianna entrò a far parte della Collezione del Museo Filangieri. Dopo
poco fu trasferita a Palazzo San Giacomo.
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