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PARTENOPE
Il più antico racconto, risale ad oltre 3500 anni fa, con l’Odissea; dove si racconta della sirena Partenope, che viveva tra le rocce della città.
C’è chi le definisce metà donna e metà pesce e chi invece la descrive come una figura metà donna e metà uccello. Nella mitologia antica, le sirene erano le tre figlie del dio-fiume Acheloo e della musa Melpomene: Ligea, suonatrice di lira, Leucosia, suonatrice di flauto ed infine Partenope, dalla voce straordinaria.
La loro bellezza era immensa quanto la loro malvagità; passavano le giornate ad attirare e catturare i marinai con i loro canti, per poi cibarsene. Quando Ulisse approdò sulle coste della città, sebbene ammonito del pericolo dalla maga Circe, mise in atto un espediente per sfuggire al canto delle sirene.
Si fece legare all’albero maestro della nave e raccomandò i suoi uomini di non slegarlo, per nessuna ragione. Deluse dal fallimento, le tre sirene si suicidarono, schiantandosi sugli scogli. Il corpo di Ligea fu condotto nel golfo di Santa Eufemia in Calabria, quello di Leucosia nella zona a sud di Salerno, dove diede vita a Punta Liscosa, mentre Partenope, che aveva scelto di gettarsi dalla roccia più alta, fu condotta fino all’isolotto di Megaride, dove oggi sorge Castel dell’Ovo.
Qui, venne ritrovata da alcuni pescatori che battezzarono il villaggio con il suo nome. Così, il suo corpo si dissolse dando vita al profilo del Golfo di Napoli, con Capodimonte, che è la testa di Partenope, e Posillipo, dove poggia la sua coda. Se la storia descrive Napoli fondata dai Greci, il mito invece ne dà una versione differente. Un racconto che non sembra poi così lontano dalle storie moderne, dove l’amore, spesso contrastato dalle differenze culturali, cerca di sfuggire dalle convenzioni sociali e alle imposizioni familiari.
Una figura in questo senso, quella di Partenope, attuale e contemporanea, che ben rappresenta purtroppo alcune delle realtà più radicate del territorio napoletano. Il mito greco vede protagonista, una fanciulla greca; leggenda ripresa dalla scrittrice napoletana Matilde Serao, che nelle sue “Leggende”, racconta di Partenope, una ragazza innamorata dell’eroe ateniese Cimone.
Promessa dal padre in sposa ad un altro uomo, Partenope abbandonò la Grecia con il suo amato per giungere fino al golfo di Napoli: qui, i due amanti, liberi di vivere il loro amore, raggiunti dalle rispettive famiglie, diedero origine alla civiltà partenopea. Partenope diede alla luce ben dodici figli, divenendo la madre del popolo napoletano.
La sirena Partenope e il Vesuvio
La terza versione risale al 1800: ulteriore protagonista della storia entra in gioco, il Vesuvio. Secondo questa versione, Partenope era una sirena che viveva lungo le coste del golfo di Napoli: un giorno, le si avvicinò un centauro, Vesuvio e, a seguito di un dardo scagliato da Eros, i due si innamorarono perdutamente.
La loro felicità fu stroncata da Zeus che, innamorato di Partenope, decise di separarli per sempre: Vesuvio fu trasformato in un maestoso vulcano e confinato all’estremità del golfo, in modo tale che la sirena potesse vederlo senza mai poterlo toccare. Partenope non potendo sopportare il dolore si uccise: il mare condusse il suo corpo fino all’isolotto di Megaride, da cui nacque il Castel dell’Ovo e tutta la città.
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