Sono due bellissime espressioni napoletane legate al parto. Nei tempi che furono le donne partorivano in casa, assistite dalle mammane o vammane che erano figure tipiche della cultura meridionale.
La mammana, insomma, era una specie di ostetrica che s’incaricava di far bollire l’acqua, utile alle abluzioni della mamma e del figlio, a bagnomaria per sterilizzarla, portava sempre con sé panni, forbici e garze e ripuliva il bambino dal liquido amniotico.
Costoro, una volta che la puerpera aveva partorito, erano solite tagliare il cordone ombelicale del bambino o bambina nato/a e buttarlo, con augurio, nel fuoco del braciere o del camino.
Dopo questa funzione , seguiva un banchetto al quale partecipavano, oltre ai parenti, il vicinato ed anche coloro che si trovavano di passaggio .
Da questa usanza nacque il modo di dire ‘O VELLÍCULO Ô FFUOCO che sta ad indicare colui che , senza essere invitato, si presenta ad una ricorrenza allo scopo di scroccare un invito a tavola o qualche libagione.
‘O VELLÍCULO A TAVOLA sta ad indicare, invece, chi è solito trovarsi, ma solo casualmente, ad ogni ricorrenza dove c'è qualche tavola imbandita. Abbiamo gia' detto che anche questa locuzione è legata al parto, solo che questa volta la mammana o vammana che dir si voglia, non gettava nel fuoco il cordone ombelicale , ma lo deponeva sulla tavola imbandita come augurio affinchè il bambino , in vita, potesse sempre trovarsi al cospetto di cibi e bevande.
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