Lasciandoci alle spalle Piazza Carlo III e continuando lungo via Foria in direzione del Museo e di Porta San Gennaro, l’antico ingresso settentrionale alla città troviamo sulla sinistra via Cirillo che poi diviene via Carbonara.
Siamo in una zona fuori dalle mura, detta “Fosso Carbonario” ed era soprattutto in epoca medievale, una degradata periferia ante litteram: discarica di carbone, acque nere e rifiuti. E proprio per queste caratteristiche che fino al Rinascimento, l’area fu scelta per tutta una serie di attività illecite, illegali e preferibilmente cruenti, che ebbero nel 1343 anche un testimone illustre, il Petrarca, che ne scrisse nelle “Epistole Famiiari”. Accompagnato dalla Regina Giovanna I e da un gruppo di nobili, il poeta, che era peraltro in missione diplomatica e non si aspettava certo di essere condotto ad uno spettacolo di morte, vide un giovane ucciso a pugnalate tra gli applausi del folto pubblico e fuggi’ via sconvolto.
Tutta la zona che godeva di una sorta di immunità ospitava anche tornei e giostre, spettacoli che il clero cerco’ poi di impedire realizzando, tra il 1343 ed il 1418, la chiesa di San Giovanni a Carbonara, ampliata poi dalla bellissima scalinata a doppia rampa ad opera di Ferdinando San Felica nel 1707 e poi bombardata ne l 1943, e nel 1383, costruendo la Chiesa di Santa Maria della pietà detta Pietatella a Carbonara, a ridosso della prima. Si tratta di un complesso di grande rilievo dominato al termine della navata della chiesa grande, dal bellissimo Mausoleo di Ladislao di Durazzo. Fratello di Giovanna II, che gli successe al trono, Ladislao fu re di Napoli dal 1386 al 1414, ed in questo periodo fece ampliare la chiesa ed il convento, cosi’ che dopo la sua morte ( forse avvelenato da un medico per vendetta al quale aveva disonorato la figlia), trovo’ ultimo rifugio nel tempio
Amore e morte violenta anche in un altro monumento di grande bellezza, la cappella di Sergianni Caracciolo del Sole, eretta nel 1427 da Andrea da Firenze ed affrescata da Besozzo e Perinetto da Benevento. Gran siniscalco del Regno, il Caracciolo fu soldato coraggioso (contro gli angioini e i baroni ribelli) e uomo intraprendente, tuttavia la storia ricorda innanzitutto per altri meriti. l’abnegazione e la fedeltà con cui servi’ la regina Giovanna, che ne fece il suo preferito. Una devozione che pago’a caro prezzo: il nobile venne ucciso a tradimento da alcuni nemici dopo il matrimonio tra suo figlio Trojamo e la figlia di Jacopo Caldora, nella notte tra il 17 ed il 18 agosto del 1432, il corpo fu gettato nel cortile e rimase abbandonato per un’intera giornata agli oltraggi della plebe, finchè alcuni monaci lo ricomposero e le condussero a San Giovanni a Carbonara.
Infine non possiamo che ricordare i grandi spazi sotterranei che si estendono nel complesso religioso, un labirinto di cappelle, cripte, corridoi ancora oggi visitabili e che rappresentano i resti di una storia che non finirà mai di stupirci.
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