In uno dei vicoli della Napoli antica, questo cartello ha attratto Il giornalista Pietro Treccagnoli e di conseguenza anche me.
Il cartello-cartone (ma tanto entrambi derivano da carta) è di un artigiano. Tutti pensano a un rosticciere che, preso da un accesso di italianità, abbia voluto cambiare la panza napoletana con la pancia della lingua italiana, lasciando invariato il suffisso vezzaggiativo "otto". Nulla di più falso. Il panciarottaro i panzarotti forse li mangia pure, ma fa e vende...panciotti!!. Che, in napoletano si chiamano gilecchi o gilé, dal francese gilet.
Una curiosità: nella Smorfia panciotto fa 13; di panno, 87; di seta,
31; bianco, 81; nero, 18; con colori di fantasia (i panciotti di Renzo Arbore), 2
Nessun commento:
Posta un commento