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mercoledì 28 febbraio 2018

IL RACCONTO DEL VIAGGIO DI PLINIO DA MISENO A STABIA

...Plinio [il Vecchio] dunque prese la sua decisione. Uomo di scienze, espertissimo marinaio e comandante supremo della flotta, decide di andare a rifugiarsi a Stabia presso la villa dell’amico Pomponiano. La nube lo sovrasta. Il mare è in burrasca e la natura tutta in subbuglio gli è sul capo e lui persevera. Probabilmente l’amico stabiese non lo attendeva, in quanto aveva fatto trasportare sulle sue navi le proprie masserizie, determinato a fuggire non appena si fosse calmato il vento contrario. Il giovane Plinio descrivendo le gesta dello zio riferisce che invece l’incontro vi fu. Si abbracciarono i due vecchi amici. Dopo qualche preambolo e tante parole di conforto i due, a quanto sembra ritornarono in casa (in villa) e addirittura, Pomponiano fece preparare il bagno ristoratore all’amico. Ma non basta. Rilassatosi e ben rimessosi in sesto i due si recarono a cena… 
 … E mangiarono appetitosamente in armonia e tranquillità. E’ pur vero che non si conoscevano le gesta dei vulcani. E’ pur vero che solo quel giorno il Vesuvio mostrò la sua vera natura, ma che nella zona di Stabia durante quelle ore si potesse approdare, lavarsi e anche pranzare, mi sembra una esagerazione. Nel frattempo dal Vesuvio risplendevano in parecchi luoghi delle larghissime strisce di fuoco e degli incendi che emettevano alte vampate, i cui bagliori e la cui luce erano messi in risalto dal buio della notte. A questo punto Plinio il grande naturalista ne inventa un’altra delle sue. Per placare gli animi giunse a dire che si trattava di fuochi lasciati accesi dai contadini nell’affanno di mettersi in salvo e di ville abbandonate che bruciavano nella campagna. Ma il colmo lo leggiamo verso la fine, quando apprendiamo che i due vinti dalla stanchezza si addormentarono Nel frattempo la massa di ceneri e lapilli aveva raggiunto consistenza e aveva invaso il cortile della villa.

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