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venerdì 8 gennaio 2016

L’amore è una pic­cola morte, e la morte è un grande amore.

L’amore è una pic­cola morte, e la morte è un grande amore; non si tratta di due cose distinte. L’amore è una pic­cola onda nell’oceano della morte. Per questo si ha paura dell’amore tanto quanto si ha paura della morte. La gente sem­plice­mente recita il gioco dell’amore, non ci va a fondo. Si guarda bene dal pren­dere qual­si­asi impegno, dal coin­vol­gi­mento totale; per­ché, se entri pro­fon­da­mente nel mondo dell’amore, la sua fiamma bru­cia il tuo ego. La gente ama, o almeno finge, crede di amare, per­ché una vita senza amore non ha senso. Se non si ama, la vita non ha senso; se si ama davvero, l’ego scom­pare. Per questo nascono i com­pro­messi: più in là di tanto non si va. Non si arriva mai in pro­fon­dità: si sfiora la super­fi­cie. E senza amore non si può stare, ci si sente inutili, futili. La vita diventa un deserto senza senso, senza musica, qual­cosa di des­o­lato. Ci si limita a veg­etare: non ami vera­mente, non vivi real­mente. Amare e vivere sono sinonimi. E’ per questo che si tenta il gioco dell’amore: ci tiene impeg­nati. Ma non si va vera­mente in pro­fon­dità. La gente se ne tiene fuori per­ché, se entrasse davvero nella dimen­sione dell’amore, l’ego scomparirebbe. A quel punto tu non ci saresti più!

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