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sabato 4 maggio 2024

Me pare ‘a trummetta a Vicaria

(¯`*•.¸Momenti di VITA¸.•*´¯)
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“Me pare ‘a trummetta a Vicaria”: storia di un’espressione particolare
Me par 'a trummetta a Vicaria: un'espressione napoletana un po' arcaica - con radici cinquecentesche - per appellarsi a qualcuno senza discrezione.

Della lingua napoletana si potrebbe fare una ricerca approfondita, di anni, senza mai finire di scoprirne i misteri. Ricca di modi di dire particolarissimi, divertenti e culturalmente rilevanti, ci sorprende sempre. Ad esempio, espressioni utilizzate quotidianamente come “o pata pata ‘e ‘ll acqua” nascondono origini ancora discusse. Altre espressioni, meno diffuse, come “me pare ‘a trummetta a Vicaria” nascono da luoghi e storie, da contingenze bizzarre. Conoscere e ricercare nei modi di dire di una lingua è un lungo viaggio; la lingua napoletana è una vera e propria avventura.

A chi è rivolto questo epiteto “a trummetta a Vicaria”? Da dove nasce?

Trummetta a Vicaria, che significa?
A Napoli, si dà della ” trummetta a Vicaria” ad una persona che fa le cofecchie, ovvero una inciucessa. In italiano, definiremmo costui o costei una pettegola o un pettegolo.

L’espressione è chiaramente carica di quella bonaria ironia tutta napoletana, che prende in giro senza giudicare mai fino in fondo. L’origine di questa espressione è incredibilmente istruttiva, persino per un napoletano. La “Vicaria” di cui si parla è riferita al quartiere di Napoli conosciuto come “o’Vasto“, a ridosso della Stazione Centrale di Piazza Garibaldi. La Vicaria, durante il ‘500 e fino al 1808, era sede della Gran Corte della Vicaria, nella quale affluivano le magistrature di tutte le corti del Regno di Napoli.

La Gran Corte della Vicaria era, dunque, un tribunale supremo con il compito di risolvere questioni di ogni tipo. Ed era uso di questo temibile tribunale – specialmente durante il viceregno spagnolo – adottare la figura del banditore di giustizia. Questo signore aveva lo sfortunato incarico di rendere pubbliche le sentenze del tribunale annunciandosi per le strade della città con uno squillo di trombetta molto penetrante. Il banditore usciva dal Tribunale e si presentava agli angoli delle strade con svariate “strombazzate” prima di declamare a gran voce i bandi emanati dalla Corte.

Abbiamo dunque la nostra trombetta di Vicaria, un megafono che annuncia rumorosamente i fatti altrui.



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