Che ne sai, figlio mio, di quando alla tua età, era una trasgressione andare in motorino e ci stringevamo forte al ragazzo che lo guidava, per poter avere un contatto, per sfiorarci. Perché la conquista era lenta ed era emozionante.
Che ne sai, figlio mio, di una generazione che non aveva il permesso di andare in motorino, di avere fidanzati, di uscire la sera.
Che ne sai di come assaporavamo la libertà, con il vento che ci agitava i capelli (il casco non esisteva) e l'aria calda sul viso si univa al calore di un'emozione.
Che ne sai tu, di cosa sia trascorrere il tempo parlando su una spiaggia, la sera, a piedi nudi nella sabbia umida.
Che ne sai tu, che il massimo dell'emozione la provi se vinci a Fifa.
Che ne sai tu, delle lunghe telefonate con gli amici, per raccontare di un bacio rubato alle feste dei compagni, perché solo allora potevi fare tardi.
Che ne sai tu, di quante nostre lacrime, ha portato via il mare, per degli amici che non potevi vedere né sentire ogni lungo inverno, perché non c'erano i telefonini ed anche Casoria era troppo lontana.
Che ne sai tu che odi persino fare il bagno, delle partite a pallavolo in acqua, delle nuotate a largo per pochi attimi di libertà.
Che ne sai tu, di come ci batteva il cuore, solo per una mano che stringeva la nostra.
Che ne sai tu, figlio mio, di quanto é stata dura la nostra adolescenza e di quanto ci ha resi maturi, mentre tu adesso urli per un wifi che non prende.
Che ne sai tu, di quanto i libri ci facessero emozionare e volare con la fantasia per luoghi mai visti e storie mai vissute.
Che ne sai tu, di quanto la parola "libertà" significasse per noi una conquista, una scelta, un desiderio.
Che ne sai tu, di come mi stringa il cuore vederti buttato su un letto con un cellulare in mano a guardare video.
Che ne sapevo io, che tutte le mie lotte, non avrebbero significato nulla per te.
Che ne sapevamo noi, che avremmo dato e lottato tanto, per ritrovarci figli che non sanno più sognare.

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