È il 1991 e Massimo Troisi sta girando il suo sesto film.
Sono passati circa quindici anni da quel delicato intervento alla valvola mitralica effettuato negli Stati Uniti (a Napoli hanno organizzato una colletta per sostenere le spese del viaggio).
E al suo cuore fragile, malato, Massimo Troisi “dedica” una poesia.
Quei versi saranno poi messi in musica da un suo grande amico. Anche lui è napoletano, anche lui ha un cuore che fa i “capricci”. Si chiama Pino Daniele.
“O ssaje come fa o core” finirà nella colonna sonora di "Pensavo fosse amore, invece era un calesse", l'ultimo film diretto da Massimo Troisi. Pino Daniele aveva già firmato le musiche di "Ricomincio da tre" e "Le vie del Signore sono finite".
Ma il legame tra il cantautore e il comico andava ben oltre la semplice collaborazione professionale: era innanzitutto una profonda amicizia, nata ai tempi degli sketch del trio comico “La Smorfia”.
“Penso, sogno in napoletano, quando parlo in italiano mi sembra di essere falso”, dirà Troisi in un’intervista. E proprio il dialetto rappresenterà il marchio di fabbrica di tutta la sua carriera. Una “parlata” particolarissima, portata in scena prima a teatro e poi in tv, fino al grande schermo.
Tredici film in tutto, incluso "Il Postino", uscito postumo. Massimo Troisi si spegne infatti a dodici ore dalla fine delle riprese di quello che rappresenterà il suo testamento artistico, stroncato da un attacco di cuore.
Aveva solo 41 anni.
Un “Pulcinella senza maschera”, un antieroe. Troisi è considerato il principale esponente della nuova comicità napoletana: il suo stile ha lasciato un solco profondo nella cultura popolare e artistica italiana.
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