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giovedì 3 gennaio 2019

Napoli viene da oriente, il Tirreno fu solco di vele dall'Egeo.

I marinai del grecale vennero a fondare una polis tutta nea e le dettero un nome di ragazza: da allora per chi c'è nato, Napoli è una costola. Chi perde questo luogo è per forza disorientato. Mi è capitato di vedere Napoli sotto altre città. Sotto Gerusalemme, non la geografica, ma la scritta nelle storie sacre, la città in cima alle salite: la lingua ebraica, quando non la maledice, la nomina con un affetto parallelo, anche se superiore, a quello delle canzoni napoletane dedicate al luogo. Si vuole che la città appartenga al Sud, anche se si trova al centro del Mediterraneo, che è il continente e contenitore della penisola. Siamo d'Europa solo per la cresta di gallo delle Alpi, siamo di mare per tutto il resto del corpo. Per chi è nato qui, in questo esatto centro, dirsi del Sud è un errore geografico recente, dovuto all'unità d'Italia. Se tracci una linea da Marsiglia a Beirut, da Trieste a Tripoli, dal delta del Nilo a quello del Rodano, dalla Voiussa all'Ebro, trovi lì la città, bisettrice del mare che rende Africa e oriente, slavi, arabi e latini, popoli di un'unica riviera, tutta gente di costa. Quel mare è la stanza su cui si aprono le nostre porte, comprese le acque del Mar Nero e la città di Odessa, carica di vigne e di fichi, di pagine meridionali scritte dal suo Isaak Babel'. 

(E. De Luca)


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