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lunedì 17 settembre 2018

Le 414 scale delle meraviglie.

Viaggio nella Napoli segreta Da Castel Sant’Elmo fino a Spaccanapoli, un percorso ripido e storico tra orti e scorci sul golfo. Si chiama Pedamentina di San Martino ed è uno dei più antichi percorsi urbani pedonali della città. Percorretelo C’è una “città obliqua”, appoggiata sul golfo e faccia al Vesuvio, dove non passano automobili e il silenzio è rotto dal rumore dei passi. E’ percorsa da sentieri verticali che dalla collina scendono fino al mare. A volte sconosciuta persino ai napoletani, meta di turisti sofisticati, abitata da pochi coraggiosi che alla comodità preferiscono la bellezza della luce di una lucciola d’estate. E’ la Napoli delle scale duecento percorsi pedonali naturali composti da 135 scalinate e 69 gradinate. Un’altra Napoli, da scoprire al ritmo lento del respiro, e con lo sguardo aperto verso il mare. Delle tante scale che la attraversano, ce ne è una che a Napoli non potete perdere. Scende, impervia, da Castel Sant’Elmo fino a Spaccanapoli. Indossate le vostre scarpe più comode e perdetevi per i piccoli tornanti della Pedamentina di San Martino. Oltre quattrocento gradini, 414 per la precisione, che dal piazzale antistante la Certosa di San Martino arrivano fino a corso Vittorio Emanuele. Tra orti, gli spazi verdi appartenuti un tempo alla Certosa, e scorci sulla baia, la scalinata fu costruita a partire dal XIV secolo su disegno degli architetti Tino di Campiono e Francesco De Vito. Nata come arteria per favorire il trasporto dei materiali necessari alla costruzione della Certosa di San Martino, la strada venne utilizzata anticamente come avamposto di difesa di Castel Sant’Elmo. La struttura si è evoluta nei secoli fino a essere ricoperta di scale e ad assumere l’aspetto odierno. Nella parte finale la pedamentina sfocia alle spalle dell’ospedale militare e da qui la Rampa di Montesanto permette di accedere alla parte più centrale della città. Qui soggiornò Baudelaire e qui Marguerite Yourcenar ha ambientato “Anna, soror”, uno dei tre racconti che compongono “Come l’acqua che scorre”. Scritto nel 1982, il testo parla di una Napoli aristocratica di fine Cinquecento e della famiglia del marchese spagnolo Alvaro De la Cerna. All’interno di questo religiosissimo nucleo, si consumerà il racconto intimo e delicato della passione, spirituale e tormentata, di Anna per il fratello Miguel. Una passione mai accesa ma pagata cara dalla fragile Anna. “Rimasta sola, Anna uscì sul balcone per guardare Napoli e il golfo nel biancore opaco del mattino”. Guardatelo ancora oggi il golfo di Napoli, fatelo affacciandovi dall’imponente fortezza di Castel Sant’Elmo e dopo, aver visitato le sale e i chiostri interni della Certosa di San Martino, fatelo di nuovo rubando l’orizzonte tra le curve e gli scaloni della Pedamentina. Sia il Castello che la Certosa sono stati restaurati anche grazie ai fondi del Gioco del Lotto


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