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mercoledì 15 agosto 2018

SCUGNIZZO

Secondo una corrente di pensiero, l'etimologia può essere proposta solo sulla base di dati storici accertati. Perciò, per ogni parola studiata, è importante indicare una datazione. L'attestazione più antica della parola "scugnizzo" si trova in una lista di voci della malavita raccolte nel 1888; al di fuori del gergo, la parola è poi usata per la prima volta nelle poesie di Ferdinando Russo 'E scugnizze (dell'inizio del 1897); poco dopo l'antropologo Abele De Blasio usa la parola nella seconda edizione di un suo libro sulla camorra (della primavera del 1897), ma non nella prima, che è dei primissimi mesi del 1897. Se scugnizzo è in uso solo dalla fine dell'Ottocento, non si dovrebbe pensare -nel rispetto di questa corrente di pensiero- a una diretta derivazione dal latino, perché non è credibile che gli autori e i lessicografi abbiano trascurato la parola per tanti secoli. La datazione fa dunque pensare che sia un neologismo ottocentesco, forse un adattamento di parole di altri dialetti, a loro volta probabilmente derivate dal latino. Ma andiamo più a fondo ed esaminiamo l'altra corrente di pensiero: sebbene il termine scugnizzo sia presente nella lingua italiana e potrebbe pertanto da riferirsi a qualsiasi monello dello stivale, comunemente ci si intende riferire ai monelli napoletani. E, malgrado l'uso del termine scugnizzo sia ottocentesco,  appare in tutta certezza che il lemma sia un deverbale di scugnà dal latino: excuneare. Infatti scugnà significa: battere il grano sull’aia, percuotere, bastonare, smallare,scheggiare, spaccare. Ci si riferisce, in questo caso, al gioco dello strummolo, molto comune nei vicoli di Napoli, proprio tra gli scugnizzi: perde il giocatore che vede sbreccare o spaccare, cioè scugnà, il suo strummolo dal colpo preciso e forte del vincitore.


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