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giovedì 23 agosto 2018

DUMAS, GARIBALDI, NAPOLI E … LA PIZZA

Dumas nel giugno 1860 decise di seguire Garibaldi nella sua spedizione. Diventò così un “corrispondente di guerra” e, dopo Palermo, continuò a seguirlo nella Napoli centro del Regno delle Due Sicilie. A Napoli venne da Garibaldi nominato Soprintendente alle antichità del Regno di Napoli con responsabilità sull’area degli scavi di Pompei, una carica che lo vedrà protagonista dal 1861 al 1864. In uno scritto datato Napoli, 14 settembre 1860, Garibaldi scrisse “Il signor Dumas è autorizzato a occupare, per la durata di un anno, il palazzotto Chiatamone, nella sua qualità di direttore degli scavi e dei musei”. In seguito a tale decisione a Napoli si creò un serio conflitto e si parlò di scandalo, tanto che Dumas ne “I Garibaldini” commentò: “I giornali se ne lamentarono; uno arrivò a rimproverarmi di tenere attorno a me una guardia simile a quella di un re. Quando Garibaldi mi dette, a Palermo, l’appartamento del viceré Castelcicala, Palermo applaudì e il municipio mi decretò la cittadinanza onoraria con unanime decisione. Eppure, per Palermo non avevo fatto nulla, essendo arrivato quando tutto era finito; per Napoli, invece, avevo rischiato la vita./ Dio continui, tuttavia, a proteggere Napoli. E possa io fare per questa città tutto il bene che desidero, e per il cui conseguimento sarei ancora disposto, se occorresse, a rischiare la vita”. Questo episodio fa capire il clima di tensione che si respirava a Napoli intorno allo stesso Garibaldi, le reticenze dei Napoletani verso lo scrittore e soprattutto il rifiuto dei borbonici (del tempo e neo) ad accettare i suoi giudizi sulla dinastia napoletana. Una nota personale: Quando Dumas padre abbia rischiato la vita a Napoli non sono riuscita a saperlo, ma so di sicuro che nei suoi volumi, accanto ad episodi divertenti ci sono tante (nascoste e non) denigrazioni della dinastia borbonica che fanno pensare alla necessità di mantenere buoni rapporti con il Generale e i Savoiardi. Alcune imprecisioni interpretative, poi, sono platealmente divertenti. Ne cito una che riguarda la pizza. Dumas, nell’elencare i vari tipi di pizza dei suoi tempi all'olio, al lardo, alla sugna, al formaggio, al pomodoro, ai pesciolini (i cicinielli, appunto), aggiunge un ultimo tipo: la pizza detta "a otto" che si cucinava una settimana prima di mangiarla. Aveva preso una grossa cantonata, la pizza a otto, istituzione tuttora in auge da qualche parte, era la pizza che si mangiava subito, ma si pagava a otto giorni di distanza, anche se questa facilitazione costava un piccolo sovrapprezzo


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