Lavannarè,
ca sciacque 'e panne, 'e ttuorce
e 'e spanne ô sole,
e 'o tiene 'nfronte 'nfí'a che se ne cala.
Era solita girare per le case alla ricerca di panni sporchi che lavava utilizzando sapone e cenere, ma ognuna di esse custodiva gelosamente il proprio metodo, considerato il migliore in assoluto per sbiancare e pulire.
Anticamente, dopo aver prelevato la biancheria, le lavandaie si recavano presso qualche torrente o fontana, ma con il passare del tempo, la tendenza diventò quella di fare il bucato a casa del cliente stesso.
Il lavoro si sviluppava su due giorni: nel primo i panni venivano lavati e lasciati a mollo in catini con acqua calda, soda e cenere, mentre nel secondo si procedeva alla cosiddetta culata, cioè si provvedeva a stendere e lasciar asciugare i panni.
Con l’avvento delle lavatrici, però, questo mestiere è andato vi via scomparendo.
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