A PROPOSITO DI AGGRATIS, IL RACCONTO DI UNA NAPOLETANA TURISTA A NAPOLI

Ecco il racconto  di una ragazza in vespa che visita Napoli, partendo da : “ Prendo in prestito una vesparella e mi do degli obiettivi ben precisi... Ciò che voglio toccare con mano oggi sono quei luoghi che più di tutti mantengono ancora vivo il culto delle Anime Pezzentelle. Era diventato un chiodo fisso il mio, capire cosa si nasconde dietro la frase tutta napoletana, sentita spesso da mia nonna, “a refrische ‘e ll’anime d’o priatorio”. Il culto delle anime del Purgatorio è sempre stato molto vivo e sentito a Napoli e non ha un inizio ben preciso e in alcune zone più che mai certe usanze, per quanto macabre possono sembrare sono attualissime. Si “adotta” un morto, ‘na capuzzella il più delle volte sconosciuta, per alleviargli le pene, affinché arrivi più velocemente in Paradiso. Qui però non si fa mai nulla aggratis: deve esserci sempre un ritorno per tanta bontà. La capuzzella ha dei doveri morali ben precisi, deve in qualche modo sdebitarsi col vivo che l’ha curata e rinfriscata, prima di tutto mettendo una buona parola con san Pietro, del tipo: “San Piè, chillo è ‘nu buono guaglione, m’ha aiutata assaje a nun suffrì, fallo trasì ambressa ambressa”. Ma in realtà l’obiettivo fondamentale, quello che ha spinto per secoli concretamente donne e uomini verso tali adozioni, era la speranza, che il più delle volte si avverava, di ricevere quei 3 tanto agognati numeri da giocare al lotto. E’ un giusto compromesso, almeno è sempre sembrato tale. Se ciò non accadeva, se il morto non dava alcun segno di collaborazione, manco un semplicissimo ambo, allora lo si “disadottava” e si passava al prossimo, sperando fosse più generoso”.  N.B. Ambressa/ampressa =prestissimo: la reiterazione dell’avverbio è la formula napoletana del superlativo, dal lat. in + presse= →’mpresse, ad + ‘mpresse→am-mpressa →ampressa o ambressa regressiva. Analogo significato ha la locuzione ‘na cosa ‘e juorno es.: facimmo ‘na cosa ‘e juorno