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domenica 22 aprile 2018

RICORDI DI SCIUSCELLE

 ‘Onna Rusinella non viveva di elemosine, non si crogiolava nel salmodiare la litania dei suoi diritti calpestati e la lagna di un governo ingiusto, avaro del giusto per vivere. ‘Onna Rusinella accettava il suo destino di regina decaduta, ma senza rinunciare alla sua dignità. Lei, orgogliosamente, caparbiamente, viveva dei frutti del suo commercio. Ed il negozio di ‘Onna Rusinella era lì, nel suo “bancariello de’ sciuscelle”, uno sgangherato tavolinetto dalle zampe spaiate di forse mezzo metro per ottanta centimetri, verniciato di un antico smalto ad olio che forse un tempo fu bianco. Il piano è diviso in scomparti rettangolari di misure diverse per il tramite di assicelle tenute su dalla colla di pesce e dai chiodi messi di sguincio alla maniera dei mastri presepari della vicina S. Gregorio Armeno. Molti degli scomparti accolgono scodelline di coccio o tazze di ceramica smaltata. Con l’occhio del ricordo lo rivedo subito in esercizio, ‘o bbancariello, con ognuno dei piccoli scomparti ricolmo delle piccole chicche golose, oggetto di desiderio di noi bambini di un miserrimo dopoguerra poco nutriti per necessità e golosi per definizione. Rivedo la separazione delle cose “asciutte” negli scomparti nudi, da “quelle che azzeccano” cui invece erano riservate le ciotoline di coccio. “Per l’iggiene”, naturalmente, ed infatti io le ricordo sempre pulitissime. Chiudo gli occhi e rivedo i dettagli, mi tornano alla gola i gusti del desiderio… I ceci secchi abbrustoliti sotto la cenere, le fave, le “castagne spezzate”, i semi di zucca, i torroncini di zucchero e nocelle americane, i piccoli, colorati confettini chiamati “riavulille”, le caramelle di cannella o di finocchio selvatico, i bomboloni di zucchero filato, le barchette di liquirizia, le girelle di tubo di gomma arabica sporcata di liquerizia decorate dal confettino centrale, le giuggiole, le caramelle d’anice fatte in casa avvolte nella carta oleata così come i cubetti gelatinosi della marmellata di cotogne…. Sotto al “Bancariello”, ‘Onna Rusinella teneva la cesta dei giocattoli da vendere: il classico pulcinella col fischietto, l’elica volante ritagliata dalla latta dei barattoli di pomodoro, la pistola a elastico ricavata dalle tavoletta da imballaggio ed una molletta da panni per grilletto, gli occhialini di celluloide, le fionde di fil di ferro ed elastico di camera d’aria di biciclette…Questo per noi maschietti; mentre le bambine potevano contare su una scelta di pupatelle di pezza ed i vestitini per cambiarle, i pentolini di alluminio per “fare la cucinella”, i corallini per i braccialetti… e poi “lingue di menelicche” trombette e sciosciammosche … pe’ sfruculià ‘e signore. Con il segreto beneplacito dei nostri genitori mascherato dalla costante raccomandazione di non sprecare i soldi, ‘Onna Rusinella raccoglieva le nostre mancette, sotto forma delle grosse, brutte, quadrate AM-Lire delle truppe “di liberazione”, e ci gratificava di un attimo di dolcezza, dell’effimera, intensa gioia di un giocattolino nuovo… riuscendo lei stessa a vivere in dignità. Questa la nobile solidarietà del vicolo che è si carità, ma non elemosina. ‘Onna Rusinella, dal suo “bancariello” elargiva come valore aggiunto anche sprazzi della sua esperienza, della sua cultura, o chissà? delle sue doti scaramantiche o divinatorie. Ad ogni acquisto, una frase, un consiglio, una sentenza. A volte esplicita, a volte sibillina, ma non c’era modo di avere spiegazioni. Ed ognuno ci rifletteva su. A me, ripeteva spesso: «Ingegnati, ingegné, ca non t’abbastarrà l’ingegneria!...». Il senso esatto del vaticinio di ‘Onna Rusinella lo avrei scoperto molti anni dopo, e nella mia vita ebbe un significato quasi letterale oltre che sapienziale ed a voi, forse, lo racconto un’altra volta. Già, il nome!... dimenticavo di dire perché il “negozio” di ‘Onna Rusinella si chiamasse “’O bancariello de’ sciuscelle”. La “sciuscella” ( dal latino iuscellim, cose molli), in napoletano è la carruba, il dolcissimo baccello tanto gradito ai cavalli… ed ai bambini del vicolo nel secondo dopoguerra. Vendeva anche scuscelle di prima qualità, ‘Onna Rusinella, ma ogni pezzo costava ben due AM-lire!. E per noi vedere due Am-Lire insieme non era certo una cosa facile!... occorreva allenarsi al risparmio, vincendo l’urgenza della golosità! Il banchetto di 'Onna Rusina, non c'è più, ma banchetti nei quartieri popolari ce ne sono tanti...Il carrettino che vi propongo in foto non c'è più

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