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mercoledì 14 febbraio 2018
Napoli: 'O maruzzaro
“Chiocciole terrestri, ossieno quelle Lumacone col guscio sulla schiena, che in strisciar sulle muraglie e sul terreno, lasciano una lunga striscia di umore viscoso e perlato, onde se ne conosce sempre la via da esse tenuta? Queste trovansi alla campagna; in maggiore abbondanza compariscono fra le erbe, e pe’ muri vecchj allorchè ha di fresco piovuto. Rarissimi popoli, e fra questi l’ultima plebe, qualche volta prendele e fanne suo cibo. L’unica maniera in che l’usano è di farle fritte in lardo o olio, dopo averle però tenute più giorni digiune a purgarsi. Niun popolo però ne fa mercato, chè presso niun popolo hanno le chiocciole o maruzze prezzo alcuno, sebben vilissimo. In Napoli, ove della creazione nulla si getta, la bisogna è ben diversa. Il commercio delle maruzze è trasmodato. Vedilo, fra’ tanti luoghi ove si vendono, qui a Porta Capuana. I Maruzzari sono mercatanti con loro bottega ambulante; un canestro ben grande, col fondo coperto di cenere, contiene il fuoco; intorno ad esso grosse pentole, piene di maruzze bollite in acqua, sale e sugo di peparoli rossi ossieno peperoni. In quella broda tengono ad inzupparsi le dilette freselle, che sono fette di pane, le quali vendono così inzuppate insieme colle maruzze.”
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