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giovedì 17 agosto 2017

Quanto è antica la tradizione che vuole Napoli come città del bel canto per eccellenza ?

 Il primo frammento di canto popolare napoletano è antichissimo. Si tratta di Jesce sole, databile a circa 800 anni fa. Andando poi indietro del tempo, agli inizi dell’era cristiana, si scopre che nel 63 d.C. l’Imperatore Romano Nerone – che si credeva un grande artista – volle esibirsi  proprio a Napoli dove, disse, la gente s’intendeva d’arte più che a Roma. E siamo a 2000 anni fa. Se però facciamo riferimento alla leggenda, e qui viene il bello, dobbiamo addirittura portare le lancette del tempo indietro di 3500 anni! Questa ci dice infatti che la fondazione della città è legata ad una figura mitologica, descritta nell’Odissea, famosa proprio per il suo canto melodioso. E l’odissea, sebbene sia stata scritta solo nell’VIII secolo a.C., narra vicende che si svolgono proprio tra il XIV e il XV secolo a.C. La figura mitologica in oggetto è la Sirena Partenope; dalla quale ancora oggi l’appellativo per i napoletani di “partenopei”. Marianna, 'a Capa 'e Napule. Chi erano le sirene ? Erano delle creature metà donna e metà pesce o metà donna e metà uccello – questo è non molto chiaro. Il loro padre era il dio-fiume Acheloo e la loro madre era la musa Melpomene. Erano in tre e pare fossero delle musiciste squisite: Ligia, che suonava la lira, Leucosia, che suonava il flauto e la sirena Partenope che, come abbiamo già detto, cantava con la sua splendida voce. Cosa facevano queste sirene ? Se ne stavano tutto il giorno sulla loro isoletta di scogli al largo della penisola sorrentina e con la loro musica ammaliante attiravano i marinai di passaggio, i quali distraendosi finivano per sfracellarsi con le loro navi sulle coste rocciose. I malcapitati diventavano poi il pasto delle tre malefiche creature. Vaso dell'antica grecia raffigurante l'episodio di Ulisse e le Sirene Ma veniamo alla leggendaria fondazione della città di Partenope, che solo molto più tardi potremo però chiamare Napoli. Nel XII canto dell’Odissea si narra di Ulisse che volle ascoltare a tutti i costi il canto di queste maledette sirene; era un temerario! Preavvertito del pericolo dalla maga Circe, prese però le sue belle precauzioni: ordinò ai suoi uomini di mettere dei tappi di cera alle orecchie in modo che non sentissero. Lui, invece, si fece legare all’albero maestro della nave e vietò ai suoi uomini di slegarlo qualsiasi cosa avesse detto. Temerario sì, fesso no. L’espediente riuscì. Le sirene ci rimasero molto male e per la delusione si suicidarono schiantandosi sugli scogli; erano delle dee, ma non immortali. Leucosia fu cullata dalle onde fino alla zona a sud di Salerno, dando il nome all’odierna Punta Licosa. Ligea trovò la sua ultima dimora nel golfo di Santa Eufemia in Calabria. E la sirena Partenope ? Il suo corpo fu portato dalle correnti marine proprio tra gli scogli di Megaride (dove oggi sorge Castel dell’Ovo). Lì fu trovata da dei pescatori che la venerarono come una dea. E così divenne la protettrice del luogo e diede il nome a quel piccolo villaggio. Da allora, come per “incanto”, la città è rimasta per sempre legata alla nobile arte dalla della sua dea.

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