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martedì 2 maggio 2017

'A FURTUNA E' COMM' 'O CAPITONE, CCHIU' PENZAMMO D' 'A PUTE AFFERRA', CCHIU' 'NCE SCIULIA

La fortuna è come il capitone, più cerhiamo di afferrarla, più ci scappa di mano (sciulia, scivolare, dal tardo latino exevolare) Il capitone è la grossa anguilla femmina, regina delle napoletane tavole di magro della vigilia di Natale, allorché viene ammannito arrostito alla brace, in carpione, in umido all’agro o fritto; la voce capitone etimologicamente è dall’accusativo latino capitone(m) col significato di testa, in quanto oltre il corpo ha una testa molto pronunciata; nelle ricordate tombole familiari quando si estrae il numero 32 chi lo estrae annuncia trionfante: trentaroje ‘o capitone!, ma subito aggiunge: cu ‘e rrecchie, per intendere che ci si riferisce proprio alla grossa anguilla provvista ai lati del capo di due piccole, trasparenti appendici ritenute orecchie, e non, col capitone, riferirsi ad altro furbesco richiamo non ittico, di appendice maschile spesso ricordata con la voce a margine: ‘o capitone senza recchie (il capitone privo d’orecchie).

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