Non ti lascerò che un nome
magra eredità scritta sulla sabbia:
tu conservalo, chiudilo in una teca,
non lasciare che il vento lo disperda.
Esso conserva il seme della vita
che in questa terra si riproduce
e sboccia impollinando il giorno.
Altro non ho da darti, figlio mio,
se non i miei fallimenti e le mie miserie
concepite come verdi speranze
e poi abortite nello sfacelo dei giorni.
Ma tu conservale, chiudile nello scrigno
della memoria, non lasciarle all’oblio:
in esse è racchiusa la mia anima,
in esse sono racchiusi amori e dolori
volontà e avversioni, fiducie e delusioni;
in esse, scritte in lettere di sangue,
in gocce di sudore, in lacrime,
c’è il libro della vita
quel libro dal quale attingendo
potrai cogliere, come una mappa
che conduce al tesoro,
i frutti a me sfuggiti.

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