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mercoledì 7 ottobre 2015

PABLO PICASSO 28 novembre 1935

lingua di fuoco sventaglia il suo viso nel flauto la coppa che cantando corrode la pugnalata dell'azzurro così grazioso che seduto in un occhio del foro iscritto nel suo capo adorno di gelsomini aspetta che gonfi le vele il pezzo di cristallo che ammantellato nel fendente a due mani gocciolando carezze divide il pane fra il cieco e la colomba color lilla e assale con tutta la sua cattiveria le labbra del limone in fiamme il corno contorto che spaventa coi suoi gesti di addio la cattedrale che sviene fra le sue braccia senza un olé. mentre scoppia nel suo sguardo la radio di prima mattina che fotografando nel bacio una cimice di sole si mangia l'odore dell'ora che cade e trapassa la pagina che vola distrugge il rametto che porta infilato nell'ala che sospira e la paura che sorride il coltello che salta dalla gioia lasciando ondeggiare ancora oggi come vuole e in qualsiasi modo al momento esatto e opportuno sull'orlo del pozzo il grido della rosa che gli getta la mano come un'elemosina.

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