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giovedì 13 settembre 2018

LA SUPERSTIZIONE NAPOLETANA:

UOCCHIO, MALOCCHIO, FRUTTICIELLE A LL’UOCCHIO, PRUTUSINO E FFENUCCHIO 

 Disse Eduardo, da napoletano verace: “"Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male ...” A Napoli, città che ha radicì millenarie come la superstizione, i riti scaramantici sono una regola di vita (non si sa mai! dicono anche gli increduli). Le pratiche magiche legate alla superstizione si perdono in tempi lontanissimi, e la formula del titolo è l’antenata de “Aglio, fravaglie e ffattura ca nun quaglia cap’alice e capa d’aglio, cuorno e bicuorno!”, che ancora oggi circola: per allontanare il malocchio si utilizzavano sistemi alla portata di tutte le tasche: prezzemolo e finocchio tritati oppure lanciandosi dietro la spalla sinistra (quella del cuore) pugnetti di sale grosso o consumando allo stesso scopo abbondanti fritture di economiche alici, le cui teste, residuali dell’eviscerazione dei pesci, venivano gettate sull’ingresso di casa (a beneficio di gatti randagi). Questi scongiuri popolareschi contro il malocchio farebbero pensare che solo il popolo soffrisse della paura di essere preso di mira dal malocchio, ma in effetti la superstizione definita malattia del popolo, era diffusa anche nei ceti nobili, e persino negli ambienti religiosi, visto che la Chiesa non esitò a fare la caccia alle streghe e che, uno tra tanti, Landolfo, vescovo di Capua, nell’anno 842, era convinto che il vedere un monaco, specie al mattino, gli portava male e quel giorno nessuna cosa gli sarebbe andata bene. Fragaglia o fravaglia: dal latino frangĕre, spezzare in pezzi minuti, e quindi “minuzzaglia”; Malocchio, da malus + occhio (ne parleremo ancora); Prutusino, dal greco πετροσηλινον, petrosélinon, erba (sedano) che cresce tra le rocce Bicuorno, dal latino cornum, rafforzativo del cuorno … semplice. ‘O cuorno è simbolo fallico, e per fare effetto deve essere di corallo, rosso, cavo, e anche con la punta spuntata. Il plurale femminile di cuorno è ccorna (con due “c” iniziali) e indica la doppia prominenza cornea o ossea oggi sul capo di ungulati, ma nell’immaginario popolare attribuita al diavolo; la forma plurale maschile è cuorne

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